Tra le abitazioni private che ho costruito, questa la sento particolarmente mia per molti motivi. Perché pur avendo un’identità ben definita, in realtà, è semplice come struttura e piuttosto piccola. Perché in essa ho utilizzato alcuni dei miei elementi preferiti come il cerchio e i mattoni; ma, soprattutto, perché è nata da un rapporto di fiducia cresciuto nel tempo tra me e i proprietari, rapporto che continua tuttora e che, come spesso succede, ci ha portati lontano dalle rispettive idee iniziali per realizzare insieme qualcosa di nuovo. Perché se è vero che l’architettura è per metà tecnica, per l’altra metà è qualcos’altro: incontro tra individui, ad esempio…
Osservare il contesto: non si costruisce mai nel vuoto
La casa sorge sulle colline nei pressi di Langhirano (Parma). È stata costruita su un terreno dove non c’era nulla in precedenza e non ha altri edifici nelle immediate vicinanze. Sembra la condizione ideale per avere la massima libertà d’azione, in realtà, c’è sempre un contesto di cui tenere conto.
Come faccio sempre prima di intraprendere un nuovo progetto, preferisco andare di persona sul luogo e girare nei dintorni, perché le foto e le mappe non bastano per capire. Quel che ho visto mi è piaciuto molto: una vallata ampia e tranquilla, affacciata sul fiume, una collina verde alle spalle, campi di grano e vitigni tutt’attorno e, soprattutto, un grande silenzio. Era un posto ricco di significato. E anche la nuova casa doveva essere “significativa” per inserirsi in modo armonico nel paesaggio.
Il nuovo ha radici: il legame con l’architettura rurale
Tra gli edifici più belli che ho trovato sul posto c’erano alcuni esempi di architettura rurale tipici della zona: casolari costruiti in mattoni con un corpo centrale più alto e due corpi laterali più bassi, adibiti a rimesse o a fienile e dotati di portico. In genere questi edifici hanno un tetto a doppia falda e presentano una finestra ad arco o una specie di rosone sulla facciata. Questa tipologia costruttiva è immediatamente riconoscibile e radicata nella nostra memoria; presenta, inoltre, valori estetici e funzionali perfettamente integrati nel territorio. Mi è sembrato logico, quindi, riproporla nella nuova casa. Non volevo però imitare il passato in modo retorico, ma risvegliare una memoria.
Rinnovare ritmi e volumi: il progetto iniziale
Da questa idea è nato il primo disegno, schizzato a mano a tarda notte sulla scrivania di mio figlio, dopo ore trascorse a parlare con i committenti. Si tratta di una struttura molto semplice, che riprende i ritmi e i volumi delle case rurali, facendone però qualcosa di completamente nuovo e diverso.
L’uso del mattone a vista, lo spazio suddiviso in tre parti con quella centrale più alta, il portico sul lato sud, i pilastri alti a contorno della muratura e la grande apertura rotonda sulla facciata sono tutte citazioni dell’architettura rurale, riviste in chiave moderna. Anche il corpo autorimesse, separato dall’edificio principale, è un elemento che si trova in questo tipo di costruzioni.
Non ho portato subito dei progetti definiti ai clienti, ma dei disegni su cui era possibile ragionare assieme. Subito sono rimasti sorpresi, perché avevano in mente qualcosa di molto più tradizionale, ma poi l’idea è piaciuta e abbiamo lavorato a lungo per conciliarla il più possibile con le loro aspettative.
Aprirsi al paesaggio e proteggere l’intimità della famiglia
Un altro elemento fondamentale che, non solo a mio parere, ma anche secondo i proprietari, doveva entrare a far parte del progetto era il paesaggio: la casa doveva aprirsi alla magnifica vista della campagna circostante, ma, allo stesso tempo, doveva garantire la protezione e la privacy necessarie a un nido di famiglia.
Per questo è nata l’idea della doppia facciata: sul muro esterno c’è un’apertura circolare che è come un grande occhio spalancato. Sul muro interno c’è un’ampia vetrata rettangolare che abbraccia entrambi i pani dell’edificio. Lo spazio tra i due muri, nel quale trovano posto un portico e due balconi, crea un filtro che permette di fare entrare la luce e guardare fuori senza essere esposti.
La facciata è leggermente arcuata: un particolare che non si percepisce al primo sguardo, ma che accentua l’effetto di una lente che accoglie il paesaggio e rende più armonico il rapporto tra l’edificio e quel che lo circonda.
Il cerchio e il quadrato: all’essenza della forma
La grande apertura rotonda è l’elemento caratterizzante del progetto: quello che attira lo sguardo di chi osserva la casa da fuori e che, allo stesso tempo, permette a chi è dentro di guardare fuori.
Il cerchio è uno dei miei elementi preferiti e lo uso ogni volta che posso, tanto che mia figlia ogni volta che vede una casa con le finestre tonde mi chiede se l’ho fatta io…
È una forma conclusa in se stessa, eppure in movimento, che affascina e inquieta ed è usata da secoli in architettura.
A parte l’apertura rotonda, il resto della struttura è, in realtà, molto semplice: un parallelepipedo con poche finestre rettangolari e portici sui lati. Non ha cantina né solaio e ha un tetto piatto che, all’occorrenza, può diventare un terrazzo: una “stanza segreta” all’aperto alla quale si accede per una scala non visibile all’esterno.
Estetica e funzionalità
La casa non ha barriere architettoniche e presenta elevati standard di risparmio energetico.
I mattoni hanno un colore biondo anziché rosso, meno impattante sull’ambiente esterno, e sono stati cotti con un sistema particolare, che dà alla superficie un aspetto più scabro e “polveroso”, tipico dei muri antichi. Le dogature che interrompono la linearità delle pareti sono un espediente già usato nell’architettura neoclassica, ma in questo contesto, sul mattone nudo anziché intonacato, assumono un diverso valore formale. La doppia facciata è grezza all’esterno e intonacata in rosso all’interno. Tra le due, in alto, c’è una copertura di vetro che protegge i balconi e la vetrata. I parapetti e i cancelli sono fatti di un particolare acciaio che invecchia, cambiando colore nel tempo. Anche all’interno prevalgono colori tenui e materiali naturali come legno e pietra.
Casa, arredo, giardino: un disegno globale
Procedendo con i lavori, i proprietari mi hanno chiesto di aiutarli anche a scegliere gli arredi e a progettare il giardino. Non è una cosa che faccio spesso, ma devo ammettere che dà grande soddisfazione, perché permette di pensare alla casa come a un insieme armonico di elementi al servizio di chi ci vive, e non come non un contenitore da riempire di cose e persone.
Volevano qualcosa di elegante ma sobrio, in linea con l’idea di base del progetto che avevamo condiviso. Così, siamo andati assieme a scegliere i mobili, valutando vari fornitori. E abbiamo lavorato insieme anche sul giardino che, in origine, non era altro che un campo inclinato, disponendo gli spazi e scegliendo le essenze più adatte per ciascuno.
Un luogo da amare e da vivere
Ancora adesso, dopo anni, i proprietari della casa quando vedono un mobile, un quadro, o delle tende che gli piacciono, mi chiamano per chiedermi se secondo me sono adatti alla casa. L’hanno subito sentita come loro, e la curano molto, ma proprio perché nata dall’incontro tra idee e personalità diverse che si sono comprese e fidate è rimasta anche un po’ mia…
Quando sento dire da loro che la casa è “bella nel modo giusto, senza eccessi né ostentazione; che è diversa da quella che avevano in mente, ma che ci vivono bene; che è particolare, ma è anche comoda e funzionale, e non stanca mai perché tutto è stato pensato e fatto con passione e precisione”, non posso che essere soddisfatto del “nostro” lavoro.
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